Chi comunica poco cogli uomini, rade volte è misantropo. Veri misantropi non si trovano nella solitudine, ma nel mondo: perché l’uso pratico della vita, e non già la filosofia, è quello che fa odiare gli uomini. E se uno che sia tale, si ritira dalla società, perde nel ritiro la misantropia.
G. Leopardi

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Fermare i pensieri, liberarsene, lasciarli andare è lo scopo di ogni esercizio umano pratico. La pulizia comincia dalle basse emozioni, seguono le parole, le abitudini, i pregiudizi per arrivare infine ai pensieri. Nella buona pratica questo potrebbe dar luogo alla formazione del silenzio, in seguito del gesto, alla fine di un pensiero levigato e lucido, il solo utile. Allora potrebbe cominciare persino una vita creativa. Una vita che possa essere abbastanza consapevole da poggiarsi solo sulla realtà.

Una vita creativa non ha niente a che vedere con quel nugolo di affermazioni con cui tentiamo di imporci nel mondo. Viceversa essa si fonda proprio sull’opposto, sull’accettazione di noi stessi quali siamo, sulla consapevolezza dei limiti impliciti al nostro stato. Una vita creativa, sublime e arrogante ambizione, mira alla costruzione di un altro essere, tale da non essere più soltanto veicolo, ma conducente e passeggero insieme. La creazione (meglio definirla ricreazione) di ciò che siamo veramente.

La prima consapevolezza è che nemmeno siamo capaci di essere nessuno. Che perfino essere nessuno esige impegno e disciplina incessanti. Non c’è troppo da preoccuparsi: la fila per l’esame non è lunga e le probabilità di successo sono sempre buone. In questa competizione non vince mai il migliore, in questa competizione non c’è competenza, nessuna esperienza. Solo la deroga, la cessione, la resa di queste nostre doti meravigliose ci permetterà di entrare in quella dimensione totalmente magica che è la sola realtà.

Quel che ci occorre per accedere alla condizione dei principi è l’intelligenza. La connessione con un ambiente reale che esige la penetrazione attiva del silenzio celeste. L’inchino di fronte alla assenza di normativa, l’accettazione incondizionata della vanità delle buone intenzioni, l’abbandono della ricerca di un metodo e di una prospettiva. Il modo di apprendimento consiste tutto nella cessione del controllo, della pretesa di qualità, dell’illusione del merito. La via corretta è una via del tutto silenziosa.

Sia la mente che il corpo, nel loro stato naturale, sono consapevoli di non abitare il dominio dell’esistenza. Sono ambedue persuasi di essere disposti su una retta che ha una direzione ma non un verso, un orientamento ma non uno scopo. L’intelligenza perfetta di cui abbiamo bisogno, che splende cristallina in quel vuoto del silenzio che è l’opposto del nulla, è il solo strumento che ci permette di vedere questo verso, questo senso cui la nostra speranza si volge. Ed è un percorso carico di meraviglia e luce.